Un caso di consulenza psicologica nella vita di relazione, Monica

In un tiepido giorno di maggio, Monica, una giovane donna di 29 anni, si presenta al nostro appuntamento. Monica lavora nella finanza “green”, si occupa di investimenti sostenibili, e recentemente ha avuto una promozione che la porta a fare viaggi per lavoro anche all’estero. A vederla sembra una giovane donna, dinamica e volitiva, motivata a farsi strada nella vita.

Iniziamo con alcune domande informali che ci aiutano a rompere il ghiaccio, prima di entrare nel vivo della nostra prima seduta. Monica mi racconta che, dopo essersi trasferita per qualche mese all’estero per lavoro, ha iniziato a riscontrare difficoltà relazionali al suo ritorno. Solo recentemente ha trovato il coraggio di cercare aiuto presso uno psicologo, trovato grazie al passaparola che ha avuto luogo nella sua cerchia.

Come di consueto, le spiego il mio approccio e ciò che potremmo esplorare insieme durante la nostra prima sessione, puntando a trarne il massimo beneficio.

M. sembra un po’ a disagio, cambia spesso posizione sulla poltrona come se stesse scomoda, si tortura le mani e lo sguardo è sfuggente. I suoi pensieri non sono facili da esprimere, soprattutto perché si tratta della prima volta che condivide le sue esperienze ad alta voce.

Parla del suo recente ritorno, sottolineando come, nonostante un nuovo lavoro, le cose con il compagno siano diventate complicate. “Non avrei mai pensato che le cose potessero farsi così gelide”, dice, arrivando al nocciolo della questione.

Sedute intermedie

M. inizia a descrivere la crescente freddezza nella sua relazione. Con il passare del tempo, il suo compagno ha iniziato a trattarla come se fosse un mero conoscente, piuttosto che una partner. Quando cercava di avvicinarsi a lui o di spiegare quanto sentisse la mancanza di intimità, lui sembrava ritirarsi ancora di più, limitando le parole e i gesti affettuosi.

La loro vita quotidiana si è trasformata in una routine monotona, dove ogni interazione sembrava ruotare attorno ai doveri pratici, senza spazio per l’affetto o la connessione emotiva. M. non riesce a identificare il momento esatto in cui la loro relazione ha iniziato a deteriorarsi, ma è convinta che la frattura sia diventata evidente quando ha deciso di accettare il lavoro all’estero senza discuterne con lui. Questa scelta l’ha ferito profondamente.

“È come se pensasse che io sia l’unica responsabile dei nostri problemi”, mi dice, riflettendo su come entrambi siano intrappolati in un ciclo di incomprensioni. M. sente di non poter più sopportare questa situazione, ma non riesce a trovare il modo di comunicare il suo malessere.

Durante le nostre conversazioni, emerge un altro aspetto: M. ha cercato supporto dalla sua famiglia e dagli amici storici, sperando che il legame con le sue radici potesse aiutarla a trovare un equilibrio. La sua famiglia è stata presente, gli amici pure, ma M. sente che quel supporto non può sostituire l’affetto e l’intimità che desidera dal suo compagno. “Ho bisogno di lui, non solo di un supporto esterno”, afferma con frustrazione.

M. riflette su come le dinamiche relazionali siano cambiate. Si rende conto che il suo compagno ignora le sue esigenze emotive e, nonostante continui a partecipare attivamente alla loro vita quotidiana, sembra vivere in un mondo separato. “Quando sono insieme, sembra che non ci sia più nulla da dire”, commenta, evidenziando il silenzio che ha preso il posto della comunicazione.

La situazione la lascia esausta e confusa. Vorrebbe che lui riconoscesse le sue emozioni e il dolore che prova, ma ogni tentativo di avvicinamento sembra essere respinto. M. si sente intrappolata in una spirale di solitudine, dove la mancanza di connessione la spinge a chiudersi ulteriormente in sé stessa.

In questo contesto, abbiamo iniziato a esplorare possibili modi per affrontare la situazione. M. riconosce che il suo compagno ha un atteggiamento evasivo e che spesso invia segnali contrastanti. Siamo giunti alla conclusione che, per rompere questo ciclo, avrebbe potuto provare a ricostruire la loro connessione attraverso piccole azioni quotidiane, senza aspettarsi che fosse lui a fare il primo passo.

“Dovrei essere io a cercarlo, a mostrare che voglio riavvicinarmi”, dice M., con un barlume di speranza. Abbiamo quindi progettato un piccolo esperimento: M. avrebbe dovuto avvicinarsi al compagno con gesti affettuosi, quasi impercettibili, per cercare di risvegliare quella connessione che sembrava perduta. E non avrebbe dovuto dichiarare niente al riguardo, semplicemente cominciare a comportarsi diversamente.

Fase Finale

Con l’obiettivo di osservare se ci fossero cambiamenti nei comportamenti del compagno, M. ha iniziato a mettere in pratica quanto avevamo discusso. Nella seduta successiva, mi racconta di come ha cercato di far sentire la sua presenza in modo sottile, sfiorandolo mentre passava, condividendo piccoli gesti affettuosi durante i pasti e complimentandosi per le sue scelte di abbigliamento. Questi gesti non avevano lo scopo di riempire un vuoto, ma di comunicare che era possibile un cambiamento nella loro relazione.

M. è entusiasta di condividere i risultati del suo esperimento. Mi racconta di aver notato sguardi diversi da parte del suo compagno: brevi, ma carichi di significato. “È come se avesse iniziato a rendersi conto di me di nuovo”, dice, rivelando una nuova speranza. Nonostante l’incertezza iniziale, M. ha continuato a portare avanti il suo piano, trovando nuove occasioni per valutare come il compagno ricambiasse le sue attenzioni.

Verso la fine della consulenza, M. entra in studio con un sorriso luminoso. La sua energia è palpabile e racconta di come ci siano stati momenti di affetto e connessione inaspettati. “Ho sentito che lui era presente, che stava cominciando a rispondere ai miei gesti”, afferma con entusiasmo.

Questa nuova consapevolezza ha portato M. a riflettere su come le piccole azioni, quando finalizzate ad un obiettivo, possano avere un grande impatto nelle relazioni. La sua determinazione a ripristinare la connessione con il compagno è un passo significativo verso il miglioramento del loro rapporto. Concludiamo la seduta con un senso di ottimismo e la consapevolezza che, sebbene ci siano ancora sfide da affrontare, M. ha iniziato a costruire le basi per una relazione molto più sana e appagante.

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