Antonella, una donna di 37 anni, lavora come infermiera in un ospedale locale. Ha scelto di rivolgersi a me per affrontare un problema di ansia che, purtroppo, ha ripreso a manifestarsi. Dopo aver già vissuto esperienze simili, questa volta il suo intento è chiaro: non compromettere il suo lavoro e la sua relazione.
Il Primo Incontro
Quando Antonella entra nell’ambiente della nostra consulenza, il suo volto tradisce un evidente affaticamento e una profonda ansia. Si siede, e in un attimo, le lacrime cominciano a scorrere. Le offro un fazzoletto, invitandola a calmarsi. Durante una telefonata precedente, aveva accennato alla sua ansia, ma ora è evidente che la situazione è più complessa di quanto potesse esprimere a parole.
Antonella racconta che le crisi d’ansia stanno tornando con la stessa frequenza di sei anni fa, evolvendosi talvolta in attacchi di panico. Questo mi porta a riflettere su quanto possa essere difficile affrontare il proprio mondo emotivo.
Definizione del Problema
Approfittando di un momento in cui la sua voce inizia a schiarirsi, inizio a raccogliere i suoi pensieri. Antonella vive un mix di emozioni: paura e soddisfazione per il coraggio di essere qui, ma anche vergogna, influenzata dalle opinioni delle amiche riguardo all’idea di consultare uno psicologo.
Racconto dei Sintomi
Antonella descrive come gli attacchi di panico si manifestino al pensiero di perdere la compagna. Ogni volta che percepisce una distanza nella relazione, il suo corpo reagisce: il battito cardiaco accelera, il respiro diventa affannoso, e una sensazione di perdita di controllo la pervade. Questo schema, purtroppo, si ripete da anni; ogni conflitto, ogni litigio, diventa un terreno fertile per l’ansia, portandola anche a visite al pronto soccorso.
Origini del Problema
Le origini di questa ansia affondano le radici in esperienze passate. Antonella collega i suoi attacchi all’abbandono subito da bambina, quando la madre se n’è andata. Sebbene ora siano in buoni rapporti, l’impatto emotivo è stato significativo. A questo si aggiungono gli spostamenti frequenti per il lavoro del padre, che hanno contribuito alla sua insicurezza e al suo attaccamento, minando così la sua autostima.
Obiettivi dell’Intervento
Antonella esprime un forte desiderio di lavorare sui suoi attacchi di panico. In passato, queste crisi le hanno fatto perdere opportunità importanti, anche lavorative. Il suo principale obiettivo è liberarsi da questi attacchi, ma aspira anche a diventare più autonoma. Le chiedo quale possa essere il primo passo verso questo obiettivo, e lei indica la necessità di imparare a non perdere il controllo.
Affrontare le Tentate Soluzioni Disfunzionali
Indagando le sue strategie per affrontare l’ansia, Antonella rivela di cercare supporto nella compagna e negli amici, condividendo costantemente le sue paure. Tuttavia, è consapevole che questo approccio non è efficace. Inoltre, ha iniziato a evitare situazioni sociali, rifugiandosi in casa a guardare serie TV, sentendosi sempre più sola e vulnerabile.
Antonella monitora costantemente le sue reazioni fisiologiche, utilizzando un costoso Apple Watch per controllare pressione e battito cardiaco, e porta sempre con sé benzodiazepine, pronte all’uso in caso di panico. Ha ridotto al minimo le sue uscite, temendo che un attacco possa colpirla all’improvviso.
Conclusioni e Prossimi Passi
Verso la fine della seduta, dopo aver affrontato momenti di pianto e angoscia, riformulo quanto discusso, chiedendole di integrare eventuali informazioni mancanti. Antonella conferma di essere in linea con quanto detto e chiede un aiuto tempestivo per uscire da questo incubo.
Le comunico che, fino al nostro prossimo incontro, avrà alcuni compiti da svolgere. Le prescrivo di tenere un diario di bordo per monitorare gli episodi di panico e di praticare la “congiura del silenzio” per limitare le comunicazioni riguardanti le sue ansie. Ci salutiamo con la concreta speranza di avviare un processo di recupero e crescita, un passo alla volta, verso un futuro più sereno.