La consulenza breve per un caso d’ansia, Sofia

Sofia (nome di fantasia) è una ragazza di 22 anni che studia scienze ambientali e vive con la madre, il padre e sua sorella maggiore. Ha un fidanzato da 3 anni, con cui ha condiviso diverse avventure di viaggio e entrambi nutrono una passione per il trekking. Tuttavia, da quando Sofia ha iniziato l’università, ha dedicato meno tempo a questa attività, concentrandosi maggiormente sui suoi studi. Davide, il fidanzato, non frequenta l’università ma ha iniziato a lavorare come barman presso un noto locale della zona.

ansia

Contatto

Sofia mi contatta su Whatsapp per fissare un appuntamento, dice che da alcuni mesi sta vivendo una sensazione di ansia e come un senso di oppressione al petto (ma ha verificato col suo medico che non ci sono questioni organiche a provocarlo), che sta influenzando il suo rendimento universitario. Infatti, Sofia sta rimandando gli esami da una sessione all’altra, sebbene si impegni a studiare come sempre. Il pattern è sempre lo stesso, Sofia studia tantissimo ma la mattina dell’esame l’ansia la pervade e se non è certa di poter prendere il massimo dei voti non si presenta.

Primo Colloquio

Sofia arriva in studio, a vederla appare una ragazza curata, sorridente e aperta. Inizio la seduta chiedendole cosa la porta a rivolgersi a me e lei comincia a spiegare il suo problema. Mi racconta che da qualche mese prova una forte oppressione al petto, che le fa sentire difficile la respirazione.
Cerca di fare respiri profondi e dopo un po’ la sensazione svanisce. Si è resa conto che si tratta di un problema psicologico, perché dopo prova agitazione e senso di colpa.

Le chiedo se le capita solo in alcune situazioni e lei risponde che si manifesta in vari contesti, soprattutto legati allo studio. Approfondendo, mi dice di essere molto meticolosa e perfezionista (“forse pure troppo” dice), il che la porta a dedicare gran parte della giornata ai libri. Mi spiega che si ritira in camera per ore, sottolineando e evidenziando le parti importanti; poi crea degli schemi per il ripasso, riservando questa attività alla sera e, se ha dubbi, alla mattina appena sveglia.
Tuttavia, da un po’ di tempo non si sente più sicura di aver studiato a sufficienza, il che la induce ad aumentare le ore di studio e a non presentarsi agli esami se non è sicura al 100% di ottenere un buon voto.

Obiettivi

“Quali sono le tue aspettative per questo percorso?”
“Vorrei sentirmi più serena e tranquilla riguardo allo studio, non provare più questa sensazione di oppressione, e godermi di più i momenti di riposo… vorrei tornare ad essere la Sofia di prima!”

Una miracle question

Dopo una prima indagine, pongo a Sofia una nuova domanda: “Immagina di svegliarti domani mattina e di scoprire di avere un nuovo atteggiamento verso lo studio e gli esami. Quali sarebbero le prime cose che faresti nella tua giornata che ti mostrano questo cambiamento?”

Sofia riflette un momento, con un sorriso accennato, e poi inizia a descrivere la sua routine ideale: “Beh, prima di tutto, mi alzerei senza ansia. Potrei prepararmi una colazione tranquilla, senza pensare agli appunti. Magari andrei a fare una passeggiata nel parco per rilassarmi prima di iniziare a studiare.”

Chiedo, cosa faresti dopo? “Dopo, invece di chiudermi in camera, potrei studiare in un caffè, ascoltando della musica. E se non mi sentissi pronta per un esame, non sarebbe la fine del mondo. Potrei decidere di rimandarlo senza sentirmi in colpa.”
Sofia continua a descrivere una giornata in cui si sente libera dalle pressioni che la circondano: “Probabilmente mi prenderei del tempo per fare trekking con Davide. Non sarebbe solo un’uscita, ma un modo per ricaricarmi e divertirci insieme.”

Questa visione la entusiasma e la fa sentire più leggera. Si rende conto che il suo desiderio di essere essere perfetta per gli altri (in particolare i genitori, ma non solo) è quello che la sta bloccando. “Voglio essere autentica, vera, e seguire le mie passioni, non solo quelle che gli altri si aspettano da me.”

Scaling

Quando esploro la scala del presente, emerge che anche sua madre le aveva fatto notare che forse le scienze ambientali non erano il suo vero interesse, ma lei si era arrabbiata per questo. “In realtà non ho mai provato a dire loro cosa penso veramente; conoscendoli non credo ne reagirebbero male. È più una paura mia”. Osserviamo che per una persona perfezionista anche solo non avere la risposta pronta può essere un problema, figuriamoci non sapere cosa fare all’università. Sofia annuisce.

Così, quando le chiedo di descrivere il gradino più su nella sua scala del futuro, Sofia si rende conto che la prima cosa da fare per liberarsi di questo peso che le impedisce di respirare è capire se realmente desidera proseguire gli studi.

Da cosa si accorgeranno i tuoi genitori che sei un gradino più in alto?
“Mi vedrebbero fare colazione senza libri tra le mani… e un giorno potrei dire loro che non sono più così sicura di quello che voglio fare nella vita. Probabilmente non sarei più la brava ragazza di sempre ai loro occhi…forse”

E chi saresti? “Sarei semplicemente Sofia, più autentica, senza troppi lacci ed impedimenti”.

Incontri Successivi

Dopo tre incontri, Sofia torna in seduta accompagnata dal suo ragazzo.

Mi racconta che finalmente è riuscita a parlarne con i suoi e che, dopo un iniziale momento di confusione, hanno cominciato a capire la situazione.

Ora Sofia ha deciso di prendersi un anno dall’università, congelando gli esami, e ha deciso di collaborare con un’associazione di trekking per organizzare delle uscite per i più giovani.

Il rapporto con Davide sembra aver beneficiato di questo cambiamento e già progettano un viaggio insieme, stavolta in Giappone, dove Sofia vuole mettersi alla prova con le sue conoscenze in scienze ambientali applicate alla sostenibilità.

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